Quando si scrive non si è mai soli. Lì per lì non lo crediamo, lo scopriamo poi giorno per giorno, vivendo, viaggiando. Incontrando le persone che abbiamo miracolosamente raggiunto con questa magia lieve dei segni sulla carta. Certo scrivere è anche una necessità.
Qualcosa bussa dentro di noi, vuole uscire e bisogna aprirgli per forza. Ma non sgorga in parole, va faticosamente tradotto in una legione di segni, da infilare uno dopo l’altro come perle di una lunga collana.
In questo impegno teso a colmare gli spazi bianchi dell’esistenza abbiamo, di tanto in tanto, bisogno di ricaricare le nostre armi, affilate, in certi casi, come rasoi. Ci servono insomma fogli, buste, inchiostri e colori nuovi. Anche il pennino graffia ormai un po’ troppo la carta, oh se la nostra penna pesasse meno, che sogno se a volte volasse! Se riuscisse a tener dietro al veloce fluire, all’aggrovigliarsi di pensieri ed emozioni!
Ma a chi chiedere aiuto in un mondo di gente che ormai non scrive quasi più, di anime distratte e frettolose? A noi serve, qui e subito, perché siamo bloccati in mezzo al cemento, un angelo che ci presti una sua penna, qualcosa di bianco perché ci troviamo proprio in difficoltà… ma dove stanno di solito gli angeli?
Sui cornicioni delle case, sui fili della luce come le rondini? Ci serve un complice, magari in un luogo delizioso, giusto a metà strada fra la terra e le nuvole. A Cesenatico, nello studio dello scrittore Marino Moretti, colpisce una scritta :“la casa sa che sono uno scrittore”. Ma non è per scusarsi del disordine, è solo per avvertire che si entra in un luogo magico, in un rifugio. Fra mura complici e discrete, che proteggono dal mondo esterno come perfetti servitori.
Il negozio di Maria Lazzaroni e Maurizio Abrami è così.
E’ un’isola, una zattera per moderni naufraghi. Ma, anche se non sembra, una zattera si muove. Direi anzi che non sta mai in corso Palestro, forse non c’è mai nemmeno stata. E mentre il fiume della vita con le sue rapide rumoreggia intorno, lì regna il silenzio. Si parla di strumenti da scrittura, di gioiellini portatili, di minuscoli, caldi prolungamenti dell’anima. Qui ci sono proprio tutti, riposano allineati in luminose vetrine. Dai più economici a quelli preziosi come gioielli, ma chi scrive per davvero guarda al di là di certi dettagli. Cerca l’amore che racchiudono, vi scorge la persona che li ha pensati, li ha costruiti, Ne avverte i respiri, il sogno, il soffio di vita che li ha generati. Carezza così gli oggetti, li prova, li riscalda, li ammira. Sa bene che è un regalo molto personale una stilografica, che è un legame nel tempo, fra anime che non potranno perdersi. Una stilografica col suo inchiostro che fluisce come energia vitale, parla di noi per sempre, sussurra di noi mentre parla agli altri, distribuendo in un gioco di echi, di suoni e di attese, di raffinati caricamenti di inchiostro, la nostra sensibilità.
Maurizio Abrami ripara ogni cosa, da collezionista di oggetti d’epoca propone scambi, invita a provare nuove sensazioni, a valutare nuovi suoni, un diverso sfiorare la carta. Come in tutti i campi dell’arte, perché l’artigianato della scrittura vola a livelli d’arte, sottolinea il valore, fornisce quotazioni. Scrivere non è solo un investimento dell’anima, ha un lato di business. Ma sono i consigli tecnici, le soluzioni il suo forte, soluzioni dettate dalla fantasia, dall’amore per la musica, dalla continua voglia di provare, di scrivere e riscrivere.
Il difficile semmai è per noi, al di qua dei vetri, nella strada. Come quando si vuol entrare in un antico santuario, in un luogo dello spirito, bisogna compiere il primo passo, spingere il portone innanzi a noi. Poi si apre tutto un mondo nuovo e le emozioni come un gas ci invadono l’anima. Sappiamo bene che dimenticheremo quella stretta al cuore, quell’intrufolarci in un luogo che crediamo non possa appartenere assolutamente alla nostra vita. Scopriremo invece di essere ritornati a casa, che ogni attimo di felicità è nel condividere. In una forma di innocenza dell’anima."